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Gli elevati costi energetici hanno costretto i produttori siderurgici a ridurre la produzione in tutta Europa, ventilando anche chiusure definitive che metterebbero a repentaglio migliaia di posti di lavoro. Lo scrive l’agenzia di stampa Reuters, che in un articolo ha tracciato un quadro della situazione e riportato le opinioni di alcuni esponenti del settore.

Il produttore di acciaio inossidabile Aperam, benché con quattro turbine eoliche e oltre 50mila pannelli solari in funzione nel Belgio orientale, è stato costretto a interrompere la produzione. L’azienda sta pagando in un mese ciò che pagava nel corso di un anno intero e per questo ha chiuso una struttura con 300 dipendenti che fondeva rottami di acciaio inox per trasformarlo in bramme di grandi dimensioni.
«Abbiamo delle leve temporanee per affrontare un certo periodo, ma non possono durare anni», ha affermato Bernard Hallemans, responsabile Aperam per l’Europa. «Se questa situazione proseguirà, assisteremo alla deindustrializzazione di settori come il nostro e l’Europa diventerà dipendente dall’importazione di metalli di base come il nostro». Secondo la Commissione europea, le misure di Salvaguardia hanno protetto 195mila posti di lavoro nel 2021. Tuttavia, secondo numerosi operatori, il gap sotto il profilo dei costi energetici è diventato così ampio che il ricorso all’import potrebbe essere conveniente anche con l’aggiunta del dazio.

In Germania, l’industria siderurgica deve far fronte ad extra costi pari a 10 miliardi di euro a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, ossia circa un quarto del fatturato medio annuo del settore. Costi ai quali dovrebbero aggiungersi quelli della transizione verde dell’Ue.
«Se non facciamo qualcosa, in Germania saremo minacciati da un inverno di deindustrializzazione», ha commentato il presidente della federazione tedesca dell’acciaio WV Stahl, Hans Juergen Kerkhoff.

thyssenkrupp Steel Europe ha tagliato la produzione nelle acciaierie tedesche a causa sia degli elevati costi sia della scarsa domanda, dovuta a sua volta alle aspettative di una recessione economica.
ArcelorMittal ha spento un altoforno in Germania e altri in Francia, Polonia e Spagna, e prevede che la sua produzione in Europa nel quarto trimestre sarà di circa il 17% più bassa rispetto allo scorso anno.

Adolfo Aiello, vicedirettore di Eurofer, ha avvertito che le fermate di produzione potrebbero diventare definitive qualora la crisi energetica non dovesse risolversi a breve. Eurofer ha annunciato che la situazione è notevolmente peggiorata da agosto, quando prevedeva un calo dell’1,7% del consumo di acciaio europeo per quest’anno e una solida ripresa nel 2023 (+5,6%).
Le nuove stime non dovrebbero essere pubblicate prima della fine di ottobre. Secondo il direttore degli studi economici Alessandro Sciamarelli, il calo nel 2022 sarà maggiore del previsto e proseguirà nel 2023. «Il quadro è completamente cambiato dopo i fatti degli ultimi due mesi», ha sottolineato.

Di seguito, una tabella che riassume le fermate e l’attività degli impianti siderurgici europei, e – nel caso di quelli italiani – anche degli ammortizzatori sociali.

Europa, il caro energia continua a spaventare

FONTE: SIDERWEB.COM