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Sette proposte alla politica per rilanciare il sistema economico italiano grazie alla Greee Economy. È questo lo spunto principale dall’edizione 2018 degli Stati Generali della Green Economy ospitati all’interno della 22^ edizione di Ecomondo, in corso alla Fiera di Rimini dal 6 al 9 novembre.

Le sette proposte fatte a Parlamento e Governo nel tavolo di confronto del 6 novembre sono state: supportare energie rinnovabili ed efficienza energetica per affrontare il cambiamento climatico e rinnovare il sistema energetico nazionale; introdurre i principi dell’economia circolare dando valore ai risultati già raggiunti e attuando efficacemente il nuovo pacchetto di direttive europee. A queste si aggiungono promuovere la qualità ecologica quale fattore strategico per le aziende italiane; definire lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale; far cambiare direzione alla mobilità urbana ed infine promuovere un programma nazionale per la rigenerazione urbana; tutelare e valorizzare il capitale naturale.

Il 7 novembre gli Stati Generali si sono invece focalizzati sulla transizione delle aziende verso la Green Economy in un confronto internazionale ricco di stimoli e di riflessioni.
Davide Crippa, Sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico ha aperto i lavori ricordando come «sia indispensabile esserci sugli scenari internazionali senza entrate tardive sul mercato sfruttando i punti di eccellenza a partire dalle espertise in ambito di smart cities, facendo sistema con altre imprese italiane e a livello internazionale e creando sinergie tra Paesi»

Li Li, Vicedirettore Generale dell’Energy Saving and Comprehensive Utilisation Department del Ministero dell’Industria e dell’Informazione tecnologica della Cina, ha introdotto il modello di sviluppo cinese in fase di attuazione tra il 2016 e il 2020.
«Stiamo creando un sistema di tutela della natura con la stessa cura di quando tuteliamo i nostri occhi» ha spiegato il funzionario.
La Cina abbandona il modello economico in cui si dava priorità alla velocità della crescita, per offrire investimenti corposi alle produzioni green, eliminare le produzioni inquinanti e sostuirle con nuove tecnologie innovative e pulite in modo da abbattere gli impatti negativi su suolo, aria e acqua.
«L’obiettivo è la diminuizione dei gas serra, promuovendo il low carbon model con l’obiettivo di far diventare la Cina un modello da esportare a livello internazionale».
Infine il sistema della finanza verde cinese agevola la transizione delle grandi aziende verso produzioni green sostenendo l’accesso al credito, il ministero dello sviluppo economico tutela i diritti di proprietà intellettuale delle piccole e medie imprese e a questo sistema integrato si aggiunge un approccio fiscale premiante verso le aziende verdi.

Anche la Francia pensa all’introduzione nel 2019 di una normativa premiante verso le industrie green, che adottano i principi dell’economia circolare e che pone tassazioni sugli scarti portati a sistemi di incenerimento e discarica, in modo da accellerare il processo di transizione. A confermarlo Christophe Debien, Direttore Generale dell’Istituto nazionale francese per la Circular Economy ha portato l’esperienza francese in cui il Governo ha aperto a ottobre 2017 un periodo di consultazioni per definire priorità e proposte di progetti per la transizione verso l’economia circolare. Grazie a una piattaforma online, a incontri sul territorio sono stati raccolti circa 60 idee progettuali che sono stati pubblicati ad aprile 2018.
«Occorre una strategia globale di utilizzo delle risorse non solo per evitarne lo spreco, ma per creare resilienza, efficienza e creazione nuova ricchezza, disaccoppiando le produzioni dagli impatti sull’ ambiente».
«È nata una rete internazionale tra piattaforme sull’economia circolare per specialisti e tecnici – ha aggiunto – con un accordo tra istituti localizzati in Svizzera, Francia e Canada, così da sfruttare anche le nuove tecnologie informatiche e migliorare la conoscenza dei materiali e dei flussi così da ottimizzarli».

Sufyan Al Issa, responsabile Medio Oriente e Nord Africa della Banca Mondiale e la IFC (International Finance Corporation) ha parlato della finanza verde e di come la green economy sia una sfida ma anche un’opportunità individuando in Asia e nel Nord Africa possibili investimenti nel settore edile e agroalimentare per importi che si aggirano intorno ai 3 triliardi di dollari.
Alcuni Paesi in fase di sviluppo sono molto interessati ai problemi dei cambiamenti climatici e hanno focalizzato gli investimenti con un approccio di partnership pubblico privata interessante.

Infine Janneke de Vries, Direttrice Partnership Europee del World Resources Institute olandese ha chiuso con un intervento molto concreto riportando i dati di un report di analisi sui megatrend mondiali che dimostrano che se vogliamo che le popolazioni che abiteranno il pianeta nel 2050 abbiano un accesso dignitoso alle risorse naturali occorre «far meglio in modo diverso, introducendo modelli e tecnologie innovativi e distribuendo il reddito in modo diverso dal passato così da far crescere non solo l’economia, ma migliorando il benessere sociale e quello ambientale»
Ad esempio – ha aggiunto-, se si guarda all’uso dell’acqua, che è una prima necessità, vediamo un problema globale che comporta un problema di sicurezza di approvvigionamento alimentare globale. Le sfide pereò sono anche enormi opportunità per il futuro, che si potrà affrontare solo con partnership pubblico-private».

 

 

Fonte: siderweb.com

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