Federmeccanica, lo scorso giovedì 28 febbraio, ha presentato a Roma il documento con le 10 priorità di intervento per il futuro Parlamento europeo, identificate dai datori di lavoro e dai lavoratori dell’industria meccanica, dalle filiere dell’acciaio e dalle industrie dell’ICT.
Si tratta di 10 sfide elaborate in modo inclusivo nel corso del 2018 da CEEMET, l’associazione cui Federmeccanica aderisce e che in Europa rappresenta 200mila aziende metalmeccaniche per un totale di 17 milioni di posti di lavoro diretti e 35 milioni di indiretti. Sfide che identificano i grandi temi considerati prioritari per la realizzazione di un’Europa sostenibile e coerente con il prossimo programma europeo che interesserà il periodo 2021-2027.
Il documento si collega idealmente con il raggiungimento degli obiettivi al 2030 dell’Unione europea e con la capacità di sviluppare la competitività di impresa e la capacità reale di creare nuovi posti di lavoro; parla di un’Europa forte e nella quale si mantenga un contesto di fiducia tra cittadini, lavoratori, industria e istituzioni, che è la chiave di volta per affrontare le sfide attuali che richiedono nuove idee, trasformandole in opportunità e progetti. Considerando che negli ultimi anni il settore Industria & tecnologia ha creato 1,25 milioni di nuovi posti di lavoro di qualità, come riportato nei report di CEEMET, è vero che la digitalizzazione è guidata dal progresso tecnologico, ma è anche vero che il fattore umano rimane e rimarrà al centro dello sviluppo futuro.
Andiamo qui a elencare ed esplorare brevemente i singoli punti che compongono quindi un vero manifesto di intenti e di principi che l’industria meccanica e tecnologica rivolge ai futuri parlamentari europei:
– Dibattito sul futuro dell’Europa e il rapporto con l’industria. Per il futuro stesso dell’Europa si richiede di riconoscere l’industria come il soggetto principale che crea ricchezza e prosperità per il territorio.
– Una migliore regolamentazione. La regolamentazione con basi nella realtà crea certezza e posti di lavoro. Mentre le regolamentazioni guidate dall’ottenere consenso politico generano una base di guida incerta e mutevole.
– Competitività internazionale. Il settore industriale sano permette di realizzare un’Unione sempre più sociale, come già definito nella Dichiarazione di Roma del 2017.
– Era industriale digitale. Per poter pensare ad un’Ue che raggiunge tutti gli obiettivi prefissati si richiede efficienza ed efficacia delle diverse iniziative europee e nazionali nel settore della digitalizzazione. Quindi occorre consentire la produzione e la commercializzazione di idee finanziate a livello europeo nell’Ue.
– Abilità abilità abilità. Le necessità delle abilità (skills) continueranno a cambiare in maniera massiccia. È una priorità per ogni Paese avere insegnanti che siano forti a livello di competenze digitali e fornire l’apprendimento digitale a tutti gli studenti. Il budget europeo 2021-2027 dedica notevoli risorse al processo di creazione di competenze digitali e l’industria sostiene una forte cooperazione con gli enti che erogano istruzione e ne condivide le migliori pratiche.
– Mercati agili del lavoro. Nuovi tipi di lavoro si fondono con nuovi concetti su come il lavoro è organizzato. La creazione di posti di lavoro e l’adozione della digitalizzazione hanno bisogno di spazio per la sperimentazione e questo diventa uno dei punti fondamentali per la creazione di posti di lavoro di qualità.
– Le parti sociali fanno la differenza. Coloro che sono più vicini ai datori di lavoro e ai lavoratori sanno meglio quali argomenti devono essere gestiti. L’autonomia e il rispetto della sussidiarietà in Europa sono elementi fondamentali per l’occupazione sostenibile.
– Investimenti in tecnologia e industria. La creazione di uno “sportello unico” pienamente operativo per i finanziamenti europei è una situazione win-win: si risparmiano tempo e denaro; il gap di investimenti si restringe; si sostengono le Pmi e le startup; e si creano nuovi posti di lavoro.
– Commercio globale e Brexit. Il commercio libero ed equo è fonte di ricchezza e richiede all’Ue di parlare con una voce univoca. Considerando che ci sono molte filiere produttive intrecciate e complesse e che c’è la necessità di creare condizioni per il movimento dei lavoratori in Ue, lo status quo sugli accordi commerciali tra l’Ue27 e il Regno Unito sarebbe l’opzione preferita dall’industria, secondo il CEEMET.
– Consultare l’industria. La consultazione dell’industria da parte delle istituzioni europee dovrebbe diventare una modalità sistematica e naturale in quanto gli esperti del settore Tech & Industry hanno lo scopo di trovare soluzioni per l’economia reale e le sue aziende e quindi hanno realmente beneficio nel collaborare con il governo del territorio.
Fonte: siderweb.com