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News 2007

Cina: Il

By 2 Marzo 2007No Comments

Ne ha fatto parecchio di rumore il tonfo della borsa cinese di ieri e, come ormai da consuetudine, l’eco si è udito in tutto il mondo. La siderurgia, che ormai da mesi cavalca continue ascese, non ha fatto eccezione.

L’indice Shangai and Shenzhen 300 ha fatto registrare il peggior calo degli ultimi 10 anni: -9,2%. Tradotto in vil denaro, è stato bruciato l’equivalente di 107,8 miliardi di dollari in un solo giorno. La sola borsa di Shangai, da parte sua, ha ceduto l’8,84%. Baoshan Iron, numero uno della siderurgia cinese, ha corretto al ribasso con un pesante -10% a 9,03 yuan. Secondo «Il Sole 24 Ore», le principali Borse mondiali hanno bruciato oltre 700 miliardi di euro di capitalizzazione.

A risentirne pesantemente sono stati soprattutto i titoli del settore minerario e metallurgico, due aree in cui la Cina è particolarmente presente essendo un gran consumatori sia di materie prime sia di metalli.

Due le scuole di pensiero su questa virata cinese che non conosce precedenti. La prima, sposata dagli analisti dell’agenzia Reuters, legge nel passo indietro la presa di profitto da parte degli investitori che avrebbero deciso di consolidare le prese di beneficio incamerando l’allungo della borsa il giorno precedente. La seconda, invece, è di più ampio respiro ed identifica il tonfo in un primo effetto finanziario scaturito dalla volontà del Governo cinese di frenare l’impennata fuori controllo dell’economia interna con misure finalizzate a tagliare gli investimenti a rischio. Per di più una stretta monetaria sembra essere dietro l’angolo con una rivalutazione del prezzo della moneta nazionale, lo yuan, la cui valutazione bassa favorisce le esportazioni cinesi.

E proprio alle esportazioni cinesi la siderurgia globale guarda con particolare attenzione. L’occhio delle autorità cinesi, infatti, si è posato su quei settori nevralgici per la crescita interna e su quelli che scelgono l’export come principale ramo di vendita. L’acciaio rientra appieno nella prima area. Non è un caso, infatti, che gli operatori siderurgici siano oggi in costante attesa della decisione, da pare del governo del Paese asiatico, sul taglio dei rimborsi applicati sull’IVA all’esportazione. In gioco c’è una quota fino all’8% che, se “tagliata”, vedrebbe gli operatori cinesi applicare tale rincaro al listino per ribaltare sul cliente la perdita del rimborso.

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