Allo studio una revisione per semplificare le regole per le piccole e medie imprese e aiutare gli esportatori
La Commissione europea starebbe studiando una revisione del CBAM per aiutare le industrie comunitarie, in particolare quelle dell’acciaio e dell’alluminio, a gestire gli effetti collaterali dal meccanismo. Questa l’indiscrezione fatta trapelare, secondo quanto riportato da Bloomberg, dal Director General for Tax Gerassimos Thomas, secondo il quale una modifica avverrà con la fine della fase transitoria dell’impianto, sulla base dei risultati raccolti. Tuttavia, resta invariata la data di applicazione definitiva del CBAM, ossia quella del 1° gennaio 2026.
L’Ue, come noto, sta introducendo il sistema CBAM per cercare di penalizzare le industrie meno decarbonizzate di quella europea che esportano nel continente. In questo senso, verranno introdotte – gradualmente – delle tariffe sui beni importati e, allo stesso tempo, verranno eliminate progressivamente le quote gratuite di CO2. Un quadro che sta preoccupando i produttori e gli esportatori europei, che in blocco si stanno lamentando delle prospettive di aumento dei prezzi dei loro prodotti, sui quali andranno a pagare un extracosto sulle emissioni. A queste inquietudini ha risposto Thomas, a margine della conferenza sul clima COP29 a Baku, sottolineando come il mantenimento di un’industria competitiva mentre si trova al centro della transizione energetica sia una delle priorità del secondo mandato di Ursula von der Leyen. «Siamo consapevoli che dovremo affrontare tutti questi temi prima di quanto era stato previsto inizialmente», ha poi aggiunto.
Una delle idee allo studio della Commissione andrebbe nella direzione di semplificare le regole per le piccole e medie imprese. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre il peso della burocrazia del CBAM, la cui struttura complessa sta sollevando diversi dubbi. Anche l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha avvertito che l’Ue potrebbe dover ripensare il ritmo della graduale eliminazione delle quote ETS.
CBAM che ha sollevato le proteste di alcuni partner commerciali europei, come il Brasile e la Cina, i quali hanno criticato il meccanismo, e che sta generando preoccupazioni all’interno dell’Ue per la possibile reazione della nuova amministrazione statunitense, secondo Thomas.
All’interno della politica Usa, infatti, starebbe crescendo la pressione per lo sviluppo di un proprio sistema di adeguamento delle emissioni, con diverse proposte provenienti sia dall’area democratica sia da quella repubblicana. Tuttavia, il prossimo anno, l’Europa dovrà stabilire quali misure di altri Paesi – Stati Uniti compresi – saranno considerate come aventi un impatto climatico equivalente al CBAM: «Non permetteremo misure che aggirino il regolamento, mentre avremo un sistema che incoraggia e incentiva i governi che adottano norme per rendere i diversi settori industriali più ecologici», ha concluso Thomas.
Fonte: siderweb.com