Anima per l’Italia. Questo é il nome del manifesto per il sostegno delle aziende della meccanica proposto da Sandro Bonomi, presidente di ANIMA, durante l’Assemblea Generale dell’associazione. Il documento, che si articola in svariati punti, prevede «una spinta all’export nazionale, l’investimento nelle eccellenze produttive del Made in Italy, la costruzione di un rapporto privilegiato tra scuola e impresa per la formazione di personale qualificato, agevolazioni per l’installazione di tecnologie per l’efficienza energetica realizzate in Italia, la tutela dei marchi del Made in Italy, una maggiore integrazione europea, rilanciare le filiere con l’abbassamento mirato delle tasse sulle imprese virtuose (che investono o assumono), favorire le ristrutturazioni edilizie che puntano all’efficienza energetica, eliminare l’eccesso di burocrazia, rivedere il sistema degli appalti (non puntando solo al massimo ribasso) e avere un’energia elettrica con costi europei. É un elenco con molti punti – spiega Bonomi -, che però sono necessari a garantire la competitività delle imprese italiane. Oggi sopravvive solo chi va veloce, e noi vogliamo continuare ad essere veloci e performanti».
Usa la metafora della corsa (in questo caso ciclistica) anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. «Non dobbiamo mai smettere di pedalare – ha detto -, continuando sul percorso di eccellenza che molte realtà hanno intrapreso. Questa é la via per il rilancio dell’industria: ci vuole minore tassazione per favorire ricerca ed innovazione, inoltre sarà necessario rafforzare le filiere per avere una massa critica sufficiente per affrontare i mercati esteri». Con questi accorgimenti, e potenziando il ruolo della domanda pubblica, «potremo riprendere la crescita. Confindustria si batte con orgoglio per questo».
Daniela Mainini, presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, ha invece ricordato il peso della contraffazione sul settore industriale italiano, precisando che l’impatto in termini di mancata crescita é di 13 miliardi di euro annui, per 100.000 posti di lavoro persi. Per far fronte a questa piaga «ci vorrà una svolta culturale. La lotta a questo fenomeno, inoltre, é una delle chiavi della crescita futura del nostro paese».
Alberto Grossi (direttore generale della direzione consumatori e utenti dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas) ha sottolineato le possibilità di crescita connesse alla ristrutturazione delle infrastrutture energetiche, del gas e degli acquedotti, mentre Andrea Bianchi (direttore generale per la politica industriale e la competitività del ministero dello Sviluppo Economico) ha spiegato le misure contenute nel decreto sviluppo per favorire la crescita del Pil, in particolare l’orientamento dei finanziamenti pubblici verso progetti di ricerca e sviluppo e la volontà di riformare il rapporto tra pubblico e privato, orientandolo ad una maggiore fiducia, trasparenza e efficienza.
Fonte: Siderweb.com