Una situazione di vera emergenza perché alimentata dal fuoco dell’incertezza. C’è amarezza nelle parole di Angelo Zizioli, responsabile acquisti di Campingaz Italia (società a capitale statunitense specializzata nella fornitura di prodotti per vita outdoor) nel guardare al rivoluzionato mondo dell’acciaio e, in particolar modo, dei suoi prezzi.
«Il vero grande problema – ha spiegato a Siderweb – è l’assenza totale di certezze. Non mancano certo informazioni ed incontri in grado di spiegare ciò che è già accaduto. Non ci sono, però, strutture in grado di darci chiare linee guida sui possibili scenari futuri». Ne è un esempio il fatto che l’impennata registrata dalle materie prime, e dall’acciaio in particolare, abbia travolto inaspettatamente le imprese a valle. «Come utilizzatori – ha continuato il manager – ci siamo trovati totalmente spiazzati di fronte a questa rapida e forte accelerazione».
E non è una mera questione di prezzi. «Più del prezzo in sé – ha spiegato Zizioli -, pesa il non avere direttrici su cui impostare l’attività». È il caso del budget. «Con tali variazioni – ha spiegato – diventa molto più difficile redigere budget per i prossimi mesi perché ipotizzare un prezzo per l’acciaio, sia con quotazioni eccessivamente elevate che eccessivamente più basse di ciò che realmente sarà, significa, di fatto, causare gravi problemi alla gestione dell’attività produttiva e finanziaria».
«Il nostro comparto – ha precisato – soffre anche di un altro problema che viene aggravato proprio da fattori come l’impennata inattesa dei prezzi delle commodity. La nostra attività, in particolare, è schiacciata a monte proprio dai fornitori di materia prima ed a valle dalla nostra clientela, la grande distribuzione che, avendo un forte potere contrattuale, oppone un’intensa resistenza a riconoscerci gli aumenti di prezzo dettati dagli oggettivi maggiori costi di produzione». Va da sé, «l’incapacità di ribaltare sul nostro cliente tali incrementi». Il rischio, concreto, è quello della perdita di competitività del prodotto italiano nei confronti di prodotti d’importazione (leggi Far East) con tutti gli annessi e connessi sulla concorrenzialità del Sistema Italia. Lo sbilanciamento del potere contrattuale lo si vede anche nella revisione di contratti, che resta «impossibile nei confronti dei fornitori, ma doverosa verso il cliente» ha lamentato Zizioli.
Sarebbe percorribile la via del parametrare il prezzo del prodotto finito ad un indice di prezzo medio per l’acciaio? «Sarebbe una cosa possibile. Lo faremmo anche in un contesto in cui i prezzi dell’acciaio dovessero scendere». Il perché è presto detto: «Un minor costo dell’acciaio ci porterebbe ad abbattere il costo di produzione ed il prezzo finale di vendita. Recupereremmo competitività e potremmo essere più aggressivi sul mercato».
Pero ora, tuttavia, la situazione è ben diversa. «Oggi – ha spiegato il responsabile – per difenderci dai rincari non possiamo che intervenire sul prodotto per ridurre la quantità di acciaio dove possibile farlo senza intaccare la qualità del prodotto. In particolare, in certe parti del prodotto siamo costretti a smussare gli spessori dell’acciaio che utilizziamo». E la politica? «Mi sembra pressoché impossibile che queste tensioni non siano giunto almeno all’orecchio dei politici. Eppure, tutto tace».
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