Una proposta che ha creato interesse. Anche se non sarà di facile attuazione. È questa la reazione dei “bresciani” all’aut-aut di Amato Stabiumi e Ettore Lonati (Alfa Acciai): o si crea un gruppo italiano da almeno 5-6 milioni di tonnellate annue di acciaio in un breve periodo o Alfa Acciai si rivolgerà a partner esteri.
«Sono delle stesse opinioni di Stabiumi e Lonati. La recente evoluzione del mercato siderurgico mondiale rende le integrazioni tra gruppi una necessità – ha detto al quotidiano Bresciaoggi Giuseppe Pasini, numero uno di Feralpi -. Soprattutto se i produttori italiani vogliono rivestire un ruolo all’interno del mercato nei prossimi anni». Eventuali fusioni, però, non saranno esenti da difficoltà. «Per passare dalle idee ai progetti, occorre valutare la storia famigliare di ciascuna singola azienda». In ogni caso «vedrei bene anche un maxigruppo del Nord Italia – ha concluso Pasini -. Una produzione di 5-6 milioni di tonnellate rappresenta la dimensione corretta per dare più prospettiva al futuro della nostra impresa».
«L’idea lanciata da Alfa Acciai è parte di una visione globale del mercato: lavoriamo un prodotto come il tondo per cemento armato che è in un mercato estremamente competitivo – ha dichiarato al Giornale di Brescia Franco Polotti, amministratore delegato di Ori Martin -. Usciamo da tre-quattro anni di buoni risultati, ma penso non si possa rinunciare a rafforzamenti delle aziende attuando progetti industriali nuovi». Per passare dalle parole ai fatti, però, «occorrerà andare – ha spiegato Polotti – oltre ogni individualismo».
Giudica «interessante» la proposta di Alfa Acciai anche Ruggero Brunori (Ferriera Valsabbia).
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