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I siderurgici europei propongono di modificare alcuni aspetti della norma per evitare un’erosione della competività

Il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam) necessita di «importanti miglioramenti» prima della sua entrata in vigore nel 2026. Il rischio, altrimenti, è quello di «un’ulteriore erosione della competitività dell’industria siderurgica europea». A dichiararlo è Eurofer, che in una nota descrive la misura come «unica nel suo genere», ma non priva di «rischi significativi, in particolare per un settore complesso come quello dell’acciaio, caratterizzato da numerosi prodotti utilizzati in molte catene del valore, diverse tecnologie di produzione con varie intensità di carbonio e flussi commerciali globali che coinvolgono più partner commerciali».

L’associazione dei siderurgici europei evidenzia nello specifico la necessità di: introdurre «una soluzione strutturale per preservare le esportazioni europee, garantendo che rimangano competitive a livello globale»; implementare «regole più severe contro le pratiche di elusione»estendere il campo di applicazione del Cbam ai settori a valle ad alta intensità di acciaio.

Inoltre, aggiunge l’associazione, «altri elementi di progettazione – come valori di default rigorosi e l’aggiustamento dell’allocazione gratuita – devono garantire l’integrità ambientale del meccanismo. Senza questi aggiustamenti, la combinazione del Cbam e della prevista eliminazione graduale delle quote di emissione gratuite non riuscirà a fornire un’adeguata protezione contro la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e incentiverà ulteriormente la delocalizzazione della produzione in Paesi terzi, con ripercussioni sia sul settore siderurgico che su quello a valle». Cambiamenti che, per Eurofer, «devono essere attuati già quest’anno».

Un altro aspetto cruciale, secondo Eurofer, consiste nel ridurre al minimo l’onere amministrativo per gli operatori. Per esempio, l’obbligo di presentazione delle dichiarazioni Cbam «non dovrebbero applicarsi ai prodotti europei esportati al di fuori dell’Ue, trasformati all’estero e successivamente reimportati nell’ue come merci Cbam». Inoltre, «l’attuale soglia de minimis di 150 euro dovrebbe essere convertita in un’unità di peso e aumentata, ad esempio, a 1 tonnellata del prodotto Cbam in questione, per evitare inutili segnalazioni per le piccole spedizioni». Tuttavia, «la semplificazione non dovrebbe andare a scapito dell’efficacia del Cbam. Per esempio, un’ampia esenzione per le piccole imprese, non collegata alle dimensioni delle loro spedizioni, comprometterebbe l’intero scopo del meccanismo».

«Allo stesso tempo – conclude Eurofer -, è importante riconoscere che il Cbam non è la panacea di tutti i mali: la competitività industriale deve essere integrata in tutte le politiche, a partire dal commercio e dall’energia».

 

Fonte: siderweb.com

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