Lo ha rimarcato anche il presidente di Federacciai Giuseppe Pasini, «quando si trasmette la voglia di andare avanti alle nuove generazioni si è già raggiunto un grande successo nel rilancio della classe imprenditoriale».
Un successo reso ancor più brillante dal fatto che Gaia Monchieri e Andrea Mamé sommando le proprie età non arrivano ad ottant’anni e rappresentano il sogno di ogni passaggio imprenditoriale. Rappresentano l’entusiasmo l’emozione e la voglia di crescere tipici di una nuova classe imprenditoriale che grazie all’educazione ricevuta in famiglia ha mantenuto i piedi legati alle radici, ma ha anche avuto la fortuna di avere un’istruzione ai massimi livelli, che ora premette di far fare un salto di qualità alla propria azienda e al modo di fare impresa.
Se sul palco ieri sera era rappresentato tutto ciò, in platea pur troppo tra i giovani imprenditori c’era anche chi questi valori probabilmente non li ha ricevuti. Quattro giovani in giacca e cravatta di pochi anni più giovani, che di fronte ad un evento così importate, dal quale forse avrebbero potuto trarre qualche lezione di imprenditoria che non si impara sui banchi di scuola, preferivano tenere lo sguardo fisso sul proprio Iphone nuovo fiammante, chi per chattare su Facebook, chi per dedicarsi a far volare un’aereo in un videogame, chi per messaggiare con le amiche. Il tutto sotto lo sguardo crucciato con una venatura di tristezza di alcuni imprenditori con i capelli bianchi, che probabilmente se li immaginavano già alla guida di un’impresa.
Educazione quindi è anche questo l’ingrediente del successo non solo sociale ma anche imprenditoriale. Un ingrediente che è stato rimarcato anche nelle poche parole scambiate con Gianfranco Monchieri e Antonio Mamé, che con gli occhi brillanti per la soddisfazione raccontano e condividono la straordinarietà di quanto fatto da Gaia e Andrea, frutto anche delle loro corrette scelte nei modi e tempi di inserimento dei figli in azienda.
«Ho sempre ritenuto dannoso per un’azienda quando i figli dell’imprenditore entrano ed agiscono da padroncini – rimarca Gianfranco Monchieri –. Per cui ho voluto che mia figlia iniziasse la propria carriera dal basso crescendo pian piano. Anche oggi Gaia arriva in azienda sui tacchi ma subito indossa gli scarponi per fare il giro dei reparti e dialogare con i dipendenti. Credo che proprio questo contatto con l’azienda e questa voglia di farla crescere a guidare le sue scelte anche oggi».
Un pensiero condiviso in tutto per tutto anche da Antonio Mamé. «Credo che alla base di questa intesa ci sia anche il fatto che i nostri ragazzi abbiano capito che dietro la voglia di collaborare non c’erano doppi fini ma la medesima voglia di crescere. Andrea è cresciuto pian piano in azienda, l’ho messo alle dipendenze del nostro direttore commerciale per farsi la sua “gavetta” e ha dimostrato di saperlo superare, è già da qualche anno che ha dimostrato di sapere guidare l’azienda e di farla crescere. Conquistandosi il rispetto di tutti grazie all’onestà sui cui abbiamo sempre puntato. E credo che il papà di Gaia abbia fatto lo stesso con lei, ecco perché l’intesa è stata possibile anche in campo imprenditoriale se non è la famiglia ad educare a certi valori c’è il rischio che anche l’azienda ne risenta in futuro».
Fonte Siderweb.com