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Il sistema economico continua a muoversi sul filo del rasoio, almeno per quanto riguarda potere di acquisto e spese delle famiglie italiane.

Un percorso pericoloso e delicato soprattutto nel caso, non ancora del tutto scongiurato, che si entri in una recessione.

L’Istat ha infatti certificato che alle famiglie italiane non bastano né il reddito disponibile né i risparmi per fronteggiare l’inflazione, il tutto nonostante i numerosi bonus della politica e già in fase di riduzione.

Secondo l’Istituto di statistica lo scorso anno, a fronte di un incremento di reddito medio dello 0,8%, il potere d’acquisto è crollato del 3,7%. Per ora i consumi sono cresciuti del 3%, privilegiandoli al tasso di risparmio in picchiata al 5,3%.

Leggendo tra i numeri l’equilibrio è precario: basterebbe un nonnulla per bloccare i consumi e scatenare quell’effetto domino già visto nel 2009, anche perché le vendite al dettaglio sono già calate del 3,5% in un anno con il settore alimentari particolarmente colpito con un -1,8%. Segnali su cui è bene fare una riflessione.

Buone notizie invece sul fronte del PNRR, o meglio, l’impressione è che la maggior flessibilità invocata dall’Italia non sia una condizione così impossibile da ottenere. Vi sono state diverse aperture, a partire da quella del ministro delle finanze francese Gabriel Attal, e presidente della Corte dei Conti dell’Ue Tony Murphy, intervistati rispettivamente da La Repubblica e Il Sole 24 Ore.

Infine, da segnalare anche l’ultimo via libera alle modifiche del decreto Superbonus in cui viene dato più tempo per interventi e cessioni nel tentativo di sbloccare le varie impasse al completamento dei lavori.

 

FONTE: SIDERWEB.COM