Per conoscere il testo definitivo si dovrà aspettare la sua approvazione finale; tuttavia, i relatori del testo sul nuovo regolamento Ue relativo al Carbon Boarder Adjistment Mechanism Mohammed Chahim e Pascal Canfin hanno annunciato questa mattina un’intesa di massima.
Intesa che ora dovrà essere ratificata in seduta plenaria sia dal Parlamento Ue sia dal Consiglio dell’Unione per poi essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale verosimilmente il prossimo anno.
Propedeutici al CBAM, infatti, dovranno essere gli accordi anche sulla Riforma ETS e Fit 4 55 la cui discussione è attesa negli incontri di venerdì e sabato.
Secondo le prime indiscrezioni il meccanismo di massima dovrebbe essere quello già annunciato. Alle materie prime sarebbe stato però aggiunto anche l’idrogeno e l’entrata in vigore dei sistemi di calcolo è attesa per il terzo trimestre 2023.
«L’effettiva entrata in funzione del sistema richiederà però tre anni – hanno spiegato i relatori in conferenza stampa –. Deve essere implementata tutta la struttura informatica e burocratica per l’attuazione di calcoli e pagamenti di eventuali dazi. Siamo il primo Paese al mondo a varare un provvedimento simile, ecco perché abbiamo bisogno di tempi lunghi per la sua piena attivazione».
Una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il regolamento entrerà pienamente in vigore 20 giorni dopo l’inserimento.
L’accordo europeo sulla carbon border tax «va nella direzione da noi indicata. Ci permette di individuare una strada per tutelare meglio il prodotto siderurgico realizzato in Europa e quindi anche gli stabilimenti siderurgici italiani a Taranto a Piombino», ha commentato a caldo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’assemblea annuale di Confesercenti. «È una delle cose – ha aggiunto – per cui siamo impegnati in Europa: creare un contesto favorevole affinché l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, e in generale la siderurgia italiana possano essere davvero competitive a livello europeo e globale. Tanto più che a Taranto ci sono le condizioni e il nostro impegno per realizzare la più grande acciaieria green d’Europa».
«Sono convinto che anche in questo momento troveremo la strada giusta non per nazionalizzare l’Ilva, noi non vogliamo nazionalizzare l’impresa, ma per creare quelle condizioni affinché l’impresa siderurgica possa competere a livello globale e tornare a livelli che giustamente aveva dieci anni fa», ha continuato Urso, sottolineando che «si può fare e si può fare nel pieno rispetto delle norme ambientali».
FONTE: SIDERWEB.COM