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Rarefazione della domanda, assenza di speculazione e timori di un indebolimento dell’economia sono i fattori alla base del forte crollo dei prezzi registrato nell’ultimo trimestre. Un calo violento ma «benefico», in quanto sta portando a un riequilibrio del mercato dopo un periodo di eccessivi rialzi. Questo il parere espresso da Achille Fornasini (Università degli Studi di Brescia e Chief Analyst siderweb) durante il 38° appuntamento di «Scenari & Tendenze», l’osservatorio congiunturale promosso da Confindustria e Camera di Commercio di Brescia, tenutosi oggi 5 luglio presso Confindustria Brescia. All’incontro hanno partecipato anche Anna Tripoli (presidente Giovani Imprenditori Confindustria Brescia), Roberto Saccone (presidente Camera di Commercio di Brescia), Andrea Beretta Zanoni (Università degli Studi di Verona), Davide Fedreghini (Centro Studi Confindustria Brescia) e Stefano Allegri (AB Service).

L’ultimo semestre, ha spiegato Fornasini, è stato caratterizzato da una volatilità straordinaria. I primi tre mesi del 2022 hanno visto prezzi alle stelle, a causa sia della componente energetica sia di un fattore inedito: molte imprese hanno preferito fare approvvigionamenti anche superiori alle necessità, passando dalle logiche «just in time» a logiche «just in case». Le quotazioni hanno così raggiunto livelli insostenibili, «al punto che in questo momento stiamo assistendo a crolli generalizzati», ha continuato Fornasini, che ha poi fornito alcuni dati relativi al settore siderurgico. Il prezzo del minerale di ferro è calato del 28% negli ultimi tre mesi, quello della ghisa del 53%. I coils hanno perso il 45% in Europa e il 38% sul mercato nazionale. Perfino le lamiere da treno, che dopo l’invasione russa dell’Ucraina avevano destato forti preoccupazioni in merito alla loro reperibilità, hanno fatto segnare un -33%, «con potenzialità ribassiste ancora inespresse». Il rottame in Turchia, benchmark cui fa riferimento il rottame nazionale, è sceso del 46%, mentre in Italia la materia prima da forno elettrico ha perso finora il 44%. Con un impatto ovviamente sui prodotti lunghi: il tondo è diminuito del 26%, la vergella del 21%, e hanno seguito la stessa tendenza anche travi e laminati mercantili. L’inox nel primo trimestre «aveva toccato punte straordinarie che si stanno ridimensionando, soprattutto sui piani».

Cosa aspettarsi per la seconda metà dell’anno? «Prima della pausa estiva è difficile immaginare quali cambiamenti potrebbero avvenire – ha affermato Fornasini –. Settembre sarà un checkpoint importante: si capirà se i segni di un rallentamento sono reali oppure se ci sarà una ripartenza, che tuttavia sarà sicuramente meno violenta di quella alla quale abbiamo assistito nel 2021».

La difficoltà nel formulare previsioni è data anche dal fatto che «le variabili di squilibrio geopolitico stanno incidendo sulle variabili macroeconomiche», ha osservato Andrea Beretta Zanoni. «Ci sono instabilità politiche interne inedite. Perfino negli Usa si avverte una forte instabilità politica, il che la dice lunga. E si registrano scenari che ricordano in qualche modo quelli che hanno segnato il passaggio dalla Prima alla Seconda guerra mondiale. Il percorso perché le relazioni si riassestino sembra ancora lungo. Abbiamo di fronte diversi anni in cui l‘instabilità politica internazionale farà parte del nostro vissuto con tutte le conseguenze sulle variabili macroeconomiche che ne derivano».

«Stiamo vivendo tempi di cambiamenti straordinari – ha concordato il presidente della Camera di Commercio di Brescia, Roberto Saccone –. Pensiamo per esempio a quanto sta incidendo il tema della transizione green sulle strategie delle imprese, oppure alla crescita poderosa di tutti i costi: dell’energia, delle materie prime, dei noli marittimi ecc. Diverse imprese si trovano a fronteggiare una drammatica riduzione dei margini. In più, a causa delle interruzioni lungo la supply chain, sono costrette ad approvvigionarsi con largo anticipo».

A proposito di erosione delle marginalità, Davide Fedreghini ha ricordato che, secondo un’indagine di Confindustria Brescia, nel primo trimestre di quest’anno rispetto al terzo trimestre 2020 i costi d’acquisto delle materie prime per le imprese bresciane sono praticamente raddoppiati (+93%) a fronte di un incremento dei prezzi di vendita che è stato solo del 26%. Un problema trasversale a tutti i comparti manifatturieri, ma che ha colpito soprattutto il mondo del legno, delle costruzioni e la meccanica.

 

FONTE: SIDEWEB.COM