Siderweb propone il terzo di quattro appuntamenti sui principali boom economici della storia dell’economia. L’approfondimento di oggi è dedicato al periodo successivo alla seconda guerra mondiale, considerato dagli storici “l’età dell’oro del capitalismo” per il sorprendente sviluppo avvenuto all’interno delle economie occidentali.
Il background – Con la fine della seconda guerra mondiale molte delle principali economie mondiali versavano in condizioni critiche, piegate dallo sforzo bellico. Nell’arco di un ventennio tuttavia (gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso) riuscirono a raggiungere rapidamente i livelli antecedenti alla guerra e a lanciarsi verso una crescita senza precedenti.
L’evoluzione – Per comprendere lo sviluppo dell’economia del mondo occidentale nel periodo successivo al secondo conflitto globale, è necessario osservare i cambiamenti di natura politica avvenuti in questa parte del mondo.
Con la fine della guerra gli Stati Uniti d’America assunsero sempre più la posizione di leader del mondo occidentale. Dopo aver assistito negli anni del conflitto ad una rapida crescita dell’economia, capace di sostenere lo sforzo bellico degli USA e degli alleati, gli Stati Uniti furono l’unica potenza ad uscire dalla guerra con un apparato produttivo in buona salute ed una economia robusta. Nell’ottica di consolidamento della leadership occidentale ed in chiave antisovietica si inserì il piano Marshall, un programma di aiuti all’economia europea che contribuì alla rapida uscita dell’area occidentale del Vecchio Continente dalla crisi postbellica.
Il piano Marshall influì, oltre che sul piano economico, anche sul piano politico, aiutando a rinsaldare i rapporti commerciali tra le nazioni del blocco occidentale. In generale nel periodo post-bellico emerse sempre più la necessità di rafforzare l’integrazione tra nazioni, fattore che portò alla nascita di diverse entità sovranazionali, come la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (embrione della moderna Unione Europea) o gli accordi di Bretton Woods con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. La protezione fornita dagli Stati Uniti per mezzo dell’ombrello della NATO permise all’Europa di focalizzare le proprie risorse su un rapido sviluppo, anche grazie all’ampio uso di politiche keynesiane.
L’epilogo – Gli effetti di questo ampio periodo di benessere economico sulla società, sulla cultura e sulla politica furono molteplici. I Paesi dell’OECD godettero di una crescita media annua di oltre il 4% negli anni ‘50 e di quasi il 5% negli anni ’60. Grazie alle maggiori risorse i Paesi occidentali vissero un generalizzato incremento delle nascite (il “baby boom”) e tassi record di occupazione, a cui si accompagnarono la diffusione di politiche di welfare, un rapido sviluppo tecnologico ed i primi segnali di consumismo di massa. L’età dell’oro del capitalismo vide tuttavia la sua fine con l’arrivo degli anni ’70. Nel corso di pochi anni il collasso degli accordi di Bretton Woods nel 1971, la crisi petrolifera nel 1973 e il successivo crash borsistico segnarono per l’Occidente la fine di un periodo per molti versi irripetibile.
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