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È l’associazione europea delle imprese siderurgiche Eurofer a fare il punto sui cinque nodi aperti per l’acciaio continentale, ricordandoli ai nuovi parlamentari eletti domenica scorsa. Energia, emission trading, regole certe in materia ambientale, ammodernamento dei sistemi antidumping e sostegno alla ricerca e sviluppo: questi i temi su cui si chiede l’applicazione del piano europeo per l’acciaio, che ad un anno dal suo lancio vede ancora di difficile traduzione in strumenti concreti i principi condivisi.

Per quanto riguarda l’energia, la richiesta è orientata soprattutto a consentire di poter beneficiare di prezzi competitivi, dal momento che quello energetico è, insieme a materie prime e lavoro, il costo principale delle aziende. Il sistema Ets, per quanto riguarda soprattutto entità e tempistiche di riduzione delle emissioni, viene invece bocciato e se ne chiede una revisione, alla luce degli svantaggi competitivi che potrebbe generare nel confronto con i competitor stranieri. Le regole certe in materia ambientale, inoltre, devono potersi applicare con uniformità su tutto il territorio dell’Unione. Un riequilibrio dei reali valori in campo è quello che i siderurgici europei si aspettano da una revisione dei sistemi di protezione commerciale, mentre con il supporto alle ricerca e sviluppo si vuole riportare l’innovazione al centro dell’industria, anche siderurgica. Innovazione sia di prodotto che di processo, dedicata anche allo sviluppo di procedure produttive più verdi.
«L’Unione Europea – conclude Eurofer – ha bisogno di una politica industriale coerente e sostenibile. Politica industriale e la competitività industriale devono portare lo stesso peso delle politiche sul clima e sull’ambiente. Solo a queste condizioni, l’industria siderurgica, strettamente intrecciata con la storia della Comunità europea, potrà continuare ad avere un futuro in Europa».

Fonte: siderweb.com